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Sussurri di Paura

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Mi osservo allo specchio mentre cerco di coprire l'ennesimo livido col fondotinta. Sospiro sconsolata; anche oggi sarà una giornata fallimentare. Finalmente finisco di prepararmi, esco dalla camera e mi dirigo in cucina. Lo trovo seduto al tavolo, intento a bere una tazza di caffè come se niente fosse successo pochi minuti fa. Sento un nodo in gola mentre entro nella stanza e mi avvicino ai fornelli, desiderando un po' di latte caldo per rilassarmi.

«Dovresti smetterla di bere latte, ti sta facendo peggiorare le ferite», dice con tono freddo.

Ah, è quello che mi sta facendo peggiorare le ferite? Non tu? Era quello che volevo chiedergli, ma decido di rimanere in silenzio per evitare altri danni, almeno per oggi. Dopo riuscire a fare un po' di colazione, esco di tutta fretta di casa per andare al mio lavoro. Arrivo di corsa al bar, temendo di essere in ritardo.

«Sei in ritardo», mi dice la responsabile.

Controllo l'ora e noto che sono in ritardo di un minuto. «Ma è solo un minuto», le faccio notare.

«Lo so, ma i clienti non aspetteranno un minuto».

Sospiro, sapendo che ha ragione. Non dico altro e mi dirigo verso lo spogliatoio per mettermi la divisa e iniziare a lavorare. Mi cambio in fretta e mi posiziono al bancone, notando che ci sono già molti clienti. Mi metto davanti a un ragazzo e gli sorrido.

«Salve, ha già fatto il suo ordine?» chiedo gentilmente.

Lui alza lo sguardo su di me e annuisce. «Dovresti coprire meglio i lividi», dice osservandomi attentamente.

Sgrano gli occhi e sento un nodo in gola. Guardo gli altri sperando che non abbiano sentito, poi ritorno a guardare il ragazzo. Mi inclino leggermente verso di lui e gli parlo sottovoce. «Si notano tanto?» chiedo quasi con tono preoccupato.

Lui continua a osservarmi, con uno sguardo molto serio. «Dovresti parlarne con qualcuno invece di nasconderti», dice.

A quelle parole mi metto dritta, guardandolo un po' male. «Non mi serve che mi dici queste cose», rispondo con tono abbastanza acido senza volerlo.

Lui continua a osservarmi. «Di sicuro se userai quel tono non otterrai niente», dice tranquillamente mentre si sistema sulla sedia. Abbasso subito lo sguardo, sentendomi in colpa per avergli risposto in quel modo. «Comunque, potresti passarmi il caffè che è al tuo fianco?»

Abbasso lo sguardo e noto una tazza vicino a me. «Oh certo», dico subito, prendendola e mettendogliela davanti insieme alle bustine di zucchero.

«Grazie», risponde educatamente. Lo vedo prendere due bustine di zucchero bianco, strappare entrambe e versare i granelli dolci all'interno della tazza.

Faccio un sospiro profondo e mi allontano per non disturbarlo. Mi metto a servire il resto dei clienti, sia al bancone sia ai tavoli, iniziando definitivamente la mia giornata. Dopo poco vedo il ragazzo andare alla cassa per pagare. Prendo l'occasione al volo e mi metto dietro la cassa, battendo sulla macchina il suo ordine e dicendogli il prezzo. Alzo lo sguardo su di lui e faccio un respiro profondo.

«Aspetta», dico vedendo che sta per andarsene. «So che prima ti ho risposto male, ma non era mia intenzione. È stato quasi automatico, davvero, mi dispiace», dico sinceramente.

Lui mi osserva e poi fa un piccolo sospiro. «Sarò sincero con te, a me non fa né caldo né freddo se mi rispondi in malo modo. L'ho detto più che altro per te, essendo che devi rispettare il cliente e il minuto di ritardo non ti ha aiutato». Rimango in silenzio, non sapendo cosa dire. «Però sì, dovresti davvero dirlo a qualcuno invece di continuare a nasconderli facendo finta che vada tutto bene quando è chiaro che non è così». Detto questo, si gira e si allontana dalla cassa, uscendo dal bar. Rimango interdetta dalle sue parole.

Vengo risvegliata da uno schiocco di dita davanti al mio viso. Guardo il signore davanti a me che aspetta di pagare. «Scusi, mi dica pure cosa ha ordinato», dico cercando di riprendermi completamente.

«Ho ordinato una brioche alla crema e un cappuccino», risponde tranquillamente il signore. Sorrido e batto gli ordini sullo schermo, dicendogli il prezzo poco dopo e continuando così anche con gli altri clienti.

Finisco il turno verso sera tardi. Dopo aver sistemato tutto il locale ed essermi cambiata, esco da lì. Mi guardo intorno mentre mi stringo nel giubbotto, iniziando a camminare verso casa mia. All'improvviso sento una presenza alle mie spalle, così mi giro e trovo qualcuno che mi segue. Sgrano gli occhi e ritorno a guardare davanti a me, aumentando la velocità del passo. Ci mancava solo questo, non voglio neanche immaginare cosa potrebbe succedere se questa persona mi prendesse.

Inizio a scrutare l’ambiente in cerca di qualcosa che possa aiutarmi, ma non trovo niente di utile. Faccio un respiro profondo cercando di calmarmi, quando all'improvviso mi sento strattonare il braccio. Alzo lo sguardo e vedo un uomo di mezza età, molto malmesso.

«Ciao signorina, che ci fai qui tutta sola?» chiede quasi sbiascicando.

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